martedì 30 aprile 2013

LA GIOIA DI VIVERE


…"La madre, oltre che una donna pia e buona, era una convinta vegetariana e, per togliere al figlio il desiderio della carne, lo condusse a vedere l'interno di un mattatoio, come ricorda Alphonse de Lamartine nelle "Confidenze": 
" Una profonda pietà mista d'orrore mi prese e domandai d'andarmene via. L'idea di quelle scene orribili e disgustose, preliminari obbligati dei piatti di carne che vedevo serviti a tavola, mi fece prendere l'alimentazione animale in orrore... Io non vissi fino a dodici anni che di pane, di latticini, d'erbaggi e di frutta. La mia salute non ne fu meno forte, né il mio sviluppo meno rapido, e forse dovetti a questo regime la purezza dei lineamenti, la sensibilità squisita d'impressioni e la dolcezza serena di umore e di carattere che io conservai sino a quell'epoca. "
                                                                        -.-.-.-.-.-.-

C'è un'immagine, fra le innumerevoli che percorrono la mia mente, che mi sorprende talvolta, inaspettatamente, nei momenti più imprevedibili.
E' la visione che ebbi un pomeriggio di prima estate durante una passeggiata su un altipiano dove m'imbattei in una malga dal tipico aspetto rustico, ma ordinata e pulita.
Non ero avvezza, fin da piccola, a vedere da vicino gli animali da allevamento e quando mi capitava l'occasione di trovarmeli davanti è sempre stato per me un momento epifanico.
Le mucche, ad esempio, con i loro tondi corpi paciosi, macchiati di quei colori caldi e contrastanti, con quei musi dagli occhi buoni e innocenti mi ispiravano sempre un misto di gioia e tristezza assieme.
La prima volta che vidi un gregge ero già in là con gli anni e non so descrivere l'emozione, la meraviglia alla vista di quelle bestiole che si muovevano fianco a fianco in un cammino di reciproca innata solidarietà; e come dimenticare lo struggente belato delle madri che richiamavano a sé gli agnellini? Un presepio vivente che mi riportava all'infanzia lontana.
Quel pomeriggio, dunque, capitai a quella malga accanto alla quale stava una bassa costruzione.
Mi accostai incuriosita allo steccato che la circondava e fui accolta da un piccolo maialino che mi venne a salutare sfregando sul recinto il suo musetto rosa dagli occhietti gonfi, a mandorla, nella speranza, io supposi, di ricevere qualcosa da mangiare; ma, sfortunatamente, non avevo niente con me e mi limitai a guardarlo con un misto di compassione e stupore.
Nell'angolo del cortile notai inoltre tre o quattro maiali accovacciati l'uno accanto all'altro quasi abbracciati, che sembravano dormire, come vinti da una grande spossatezza e indifferenti al mondo.
Non potei non pensare alla loro sorte. E fui pervasa da una subitanea malinconia.
Voi dite che sono patetica? Può essere, ma dirò di più: improvvisamente dall'oscurità di un'apertura della casetta sbucò fuori un maialone roseo e rubicondo che si mise a saltellare come in preda ad una gioia frenetica. Cominciò ad urtare col muso i maiali addormentati come volesse svegliarli per farli partecipi della sua dirompente allegrezza. Ma i suoi tentativi di comunicare la sua letizia cadevano nel rifiuto totale da parte di questi ultimi, ché proprio non volevano saperne delle sue avances. Lo guardavo ballonzolare imperterrito, mentre i dormienti sembravano ammonirlo con la loro immobilità. Il messaggio mi sembrò chiaro: "non capisci, ingenuo, che per noi c'è poco da stare allegri?"
Ma lui, testardo, continuava a "ballare" emettendo gioiosi grugniti.
Mi discostai per entrare nella malga al cui soffitto stavano appesi dei salumi di varia grossezza e, alla loro vista, sentii dentro di me un lamento che saliva strisciando da non so dove.
Bevvi un caffè e me ne tornai a casa con una pezza di formaggio.
Forse vi farò sorridere ancora, ma mi capita ogni tanto, magari quando sono al supermercato o sto preparando il pranzo, di rivedere quel giocondo maiale saltellare goffamente con quel suo corpo buffo, roseo e pesante, voglioso di partecipare ai suoi compagni la sua gioia di vivere, ignaro del perché, la sua gioia, veniva così snobbata e incompresa dai suoi simili.

- Giovanna Giordani

4 commenti:

  1. Pochi si chiedono e non capiscono...
    Brava!
    Graziella

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  2. Così va il mondo....! Ti ringrazio molto Graziella!

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  3. Purtroppo succede questo, e credo a tutti: vedere una creatura viva, fa pensare che mai e poi mai vorresti che venisse uccisa per poi farne bistecche, ma quando poi vai al negozio, e le vedi sul bancone, non colleghi che quelle fette di carne sono il frutto della macellazione di un essere vivente. Anche mio figlio rifiuta quello che lui non accetta, e se vede che servo in tavola del prosciutto altro, mi chiede senza mezzi termini: "ma come fai a nutrirti di un cadavere?" E ha maledettamente ragione! Non sono ancora passata ad una dieta del tutto vegetariana, un po' di pollo (e solo quello) lo mangio ancora. Ma le proteine si ricavano anche dai legumi, dai latticini e dalle uova, dunque perché nutrirsi di carne animale? Inoltre, gli allevamenti sono un danno nell'ecosistema. Credo che prenderò esempio da questo racconto! E aspettami, entro fine maggio arrivo dalle tue parti, vorrei incontrarti a presto dunque!

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  4. E' proprio come dici tu Danila, quando vediamo le fettine belle confezionate come pezzi di formaggio non pensiamo cosa c'è a monte.
    E' proprio questione di abitudini millenarie dove l'uomo, particolarmente in certi ambienti, per sopravvivere doveva nutrirsi di altri esseri viventi, e questo è continuato fino ai giorni nostri e continuerà...
    Ma mi pare che si comincia a prendere coscienza che ci sono, come giustamente dici, delle valide alternative alla carne e sta aumentando il numero dei vegetariani ai quali sto cercando di aggiungermi anch'io.
    Felice di incontrarti, grazie!!!

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