giovedì 14 marzo 2013

I FIORI DELLA FELICITA'






C’era una volta un bosco che non era un bosco qualsiasi, ma un bosco nel quale gli alberi, i sassi e gli animali  parlavano come gli esseri umani. C’è anche da dire, però, che questo avveniva solamente di notte. Di giorno era un bosco come tanti altri.
 In quel bosco nessuno ci aveva mai messo piede in quanto i suoi confini erano segnati da spessi  rovi spinosi che scoraggiavano chiunque ad avvicinarsi.
Nel paese, in fondo alla valle, si diceva che in quel bosco crescesse il fiore della felicità e che chiunque fosse riuscito a toccare tale fiore sarebbe stato felice per tutta la vita. Come si potrà immaginare tantissime persone si erano messe in cammino per entrare in quel bosco in cerca di quel fiore speciale. Le persone arrivavano piene di entusiasmo e portavano con sé anche delle falci e delle accette per abbattere i rovi, poichè sapevano quanto erano spessi, intricati e pungenti.
Il fatto è che nessuno riuscì mai ad aprirsi un varco per entrare in quel bosco poichè nel medesimo istante in cui il rovo veniva violentemente reciso, un altro più forte ed irto di spine si ergeva davanti a colui che tentava di passare.
Un giorno arrivò da quelle parti un giovane che amava molto passeggiare in mezzo ai boschi ed era di temperamento mite e molto curioso.  Notò quei rovi spessi ed intricati e cercò fra di loro un passaggio costeggiando quel luogo selvatico lungo il sentiero che lo circondava. Cammina e cammina, il tempo passava, ma il giovane non trovò proprio nessun varco per poter entrare in quel  bosco che  stava diventando per lui assai misterioso. Si accorse che il sole stava tramontando e la notte cominciava a stendere il suo scuro mantello sopra ogni cosa. Pensò che doveva tornare sui suoi passi e correre velocemente verso il paese. Per fortuna era una notte limpida e serena illuminata dalla luna piena che, come una regina, troneggiava nel cielo stellato.
Mentre stava accelerando il passo girò il capo nuovamente verso quel bosco inaccessibile e gli parve di udire delle voci.  Si fermò di botto e rimase in ascolto.
-          Felicità, ora canteremo per te – proferì una vocina lieve lieve.
-          C’è la luna, possiamo starcene all’aperto – dissero altre voci.
Il nostro amico, che si chiamava Otto, non credeva alle proprie orecchie e si alzò sulle punte dei piedi allungando anche il collo per vedere  da dove provenivano quelle voci. In quel momento perse leggermente l’equilibrio e, nel ricomporsi, provocò un piccolo rumore sul sentiero sassoso.
-          C’è qualcuno là fuori – sentì dire dall’interno dei rovi.
Siccome Otto era anche un giovane coraggioso, disse:
-          Chi si nasconde fra i rovi? Non fatemi del male perché ho con me il fucile e sarà peggio per voi –
-          Oh, non temere – rispose una vocina squillante – noi non facciamo male a nessuno, caso mai sono gli umani che spesso fanno del male a noi -.
-          Gli umani? – chiese Otto.
-          Si, gli umani, vogliono entrare nel nostro bosco e ci fanno tanto male con le loro falci ed accette. –
-          Ma voi chi siete? – chiese il nostro amico.
-          Noi siamo quello che vedi davanti ai tuoi occhi – risposero. Allora Otto sgranò i suoi occhioni scuri e vide fra i rovi un’infinità di occhietti vispi puntati su di lui.
-          Io non capisco chi voi siate – disse - posso entrare per vedere meglio? – chiese.
-          Solo se poggi il fucile per terra e liberi le mani da ogni cosa – risposero.
Allora Otto poggiò il fucile per terra e cominciò a spostare delicatamente i rami spinosi, facendosi largo, finchè giunse davanti ad una piccola radura. Si guardò intorno, ma non vide anima viva, solo quegli occhietti vispi che spuntavano da ogni tronco, ramo e sasso là intorno.   
All’improvviso si levò nell’aria un coro che intonò una dolcissima canzone mentre una brezza leggera muoveva i fili d’erba e le fronde degli alberi come in una danza.
In quel momento il prato fu illuminato da una miriade di fiori bianchi che luccicavano ai raggi della luna.
Le voci del coro si smorzarono lentamente e intorno si levò un leggero brusio.
Allora, una vecchia quercia che stava di fronte al nostro amico, così parlò:
-          Caro giovane Otto, questa notte hai visto dove vivono i fiori della felicità. Sono gelosamente custoditi in questo bosco perché non vogliamo che vengano sciupati nel mondo, là fuori. Ora, se tu ne coglierai uno, potrai essere felice per tutta la vita e così pure i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, ma ad una condizione: dovrai sempre seguire la via del bene e fuggire dai sentieri del male. La via del bene è quella che ti indicherà il tuo cuore, quella del male quella che ti indicherà il tuo egoismo.  Potrai permettere di toccare il fiore della felicità a tutte le persone che lo desiderano – continuò la vecchia quercia – ma dovrai precisare che l’effetto della felicità svanirà se non osservano ciò che ti ho appena detto -.
Il giovane Otto allora si chinò e raccolse uno di quei fiori bianchi:
-          Farò come dici tu, lo prometto, grazie – disse.
Nel  frattempo stava ormai albeggiando e Otto sentì il desiderio di tornare alla sua casa; si girò per vedere se c’era ancora il piccolo varco fra i rovi e, riconosciutolo, si avviò con passo deciso. Gli occhietti erano spariti e una brezza leggera lo accompagnava fin sull’orlo della stradina.
 Era fuori. E aveva in mano il fiore della felicità.
Giunto al paese raccontò la sua avventura, ma non tutti gli credettero.
Taluni però vollero toccare quel fiore e promisero di osservare le raccomandazioni che il giovane aveva ricevuto dalla vecchia quercia.
E si sa che furono loro, poi, ad assaporare il raro e squisito sapore della felicità.

- Giovanna Giordani -



4 commenti:

  1. Bellissima questa storia, cara Giovanna! Mipiacerebbe poter toccare anch'io quel fiore, ma forse l'avrò già fatto senza rendermene conto. Sei proprio brava!
    Ciao
    car

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    1. Grazie sempre car...issima. Sicuramente quel fiore splende già nel tuo grande cuore! Ancora grazie e un abbraccio
      Gio

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  2. Un dolce, amabile racconto, una fiaba che serve anche a noi, adulti e maturi, in questa vita davvero fragile.
    Grazie cara Giovanna.
    Gavino

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  3. Sì, in fondo basterebbe sfrondare un po' di egoismi e di deliri di onnipotenza e la vita potrebbe essere più vivibile e serena per tutti. Grazie Gavino! Un caro saluto
    Giovanna

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